VIVERE ALLA GRANDE

Un film di Fabio Leli
Italia, 2015, 159′

Sceneggiatura: Fabio Leli
Fotografia: Fabio Leli
Montaggio: Armando Avolio, Fabio Leli
Musica: U’ Papun
Produzione: Human Tree
Distribuzione: Fabio Leli

Premi e Festival: Locarno FF, Milano FF, Social World FF (miglior documentario, miglior sceneggiatura)

V.O. italiano

 

L’Italia è sotto attacco. L’invasore non è uno Stato estero. Il nemico non ha un volto facilmente riconoscibile. È il gioco d’azzardo legalizzato, una macchina perfetta che lavora a più livelli, e che nell’ultimo anno ha succhiato agli italiani 100 miliardi di euro. Succhiati sì, ma spontaneamente. Perché non è solo una questione di denaro. Sembra una tassa invisibile e volontaria, una tassa del popolo. L’invasione si sviluppa a livello economico, ma anche territoriale, politico, sociale, mediatico e culturale. È un circolo vizioso, che coinvolge tutti questi aspetti e li modifica per il fine massimo: il profitto. 

 

«Vivere alla grande è il sogno di ogni giocatore d’azzardo. Vivere alla grande è il titolo di questo documentario. Ma Vivere alla grande è anche il nome di un Gratta & Vinci realmente esistente, che promette una vincita di 500.000 euro subito, più 10.000 euro per vent’anni, più 100.000 euro di bonus finale. […] Purtroppo la speranza può essere un’astuta trappola organizzata da chi quel biglietto l’ha creato, perché la probabilità di effettuare quella vincita, risiede solo in 5 biglietti. Cinque biglietti su 30 milioni di biglietti. Il progetto di documentario Vivere alla grande nasce proprio con l’intento di informare e raccontare il grosso inganno che subiscono ogni giorno milioni di persone in Italia.» – Fabio Leli

 

«Dalla ludopatia, con le sue vittime e i meccanismi psicologici che ne determina la dinamica, l’obiettivo si allarga sulla legalizzazione che, in qualche modo, regola il gioco d’azzardo, sebbene mai venga definito così. […] Una ricognizione minuziosa e mai vista prima di un problema sociale che ha molti versanti oscuri, che soprattutto ha rovinato migliaia di famiglie italiane ed ha arricchito “i soliti ignoti”… che in realtà il film del giovane regista pugliese prova a smascherare.» – Repubblica.it

 

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