IMPERDONABLE

titolo internazionale: Unforgivable

Categoria PerSo Award

Un film di Marlén Viñayo
El Salvador, 2020, 36′

Sceneggiatura: Carlos Martìnez & Marlén Viñayo
Fotografia: Neil Brandvoid
Montaggio: Andrea Bilbao
Musiche originali: Omnionn
Suono: Eduardo Caceres
Produttori: Carlos Martìnez & Marlén Viñayo
Produttore esecutivo: José Luis Sanz


V.O. spagnolo, sottotitoli in italiano e inglese

 

Geovany ha 25 anni ed è diventato un assassino quando ne aveva 12. Era uno spietato sicario della 18th Street gang e oggi è incarcerato nella prigione di San Francisco Gotera, nell’ovest di El Salvador, dedicata esclusivamente alla detenzione dei membri di gang criminali. Nel 2017, quasi tutti i detenuti si sono convertiti al Cristianesimo Evangelico. Come loro, Geovany si ritira dalla sua banda, e diventa credente. La chiesa non ha difficoltà ad accettare il suo passato violento, ma considera l’amore per un altro uomo come un peccato gravissimo,che non può essere perdonato. Questo intimo cortometraggio mostra Geovany e la sua vita in una cella isolata, insieme ad altri uomini gay allontanati per proteggerli dal resto dei detenuti. Emozioni contrastanti nascono dal suo desiderio di essere trasferito in un carcere con una speciale sezione per detenuti LGBTQ. Il fatto che dovrà separarsi dal suo ragazzo, che si vergogna troppo del suo orientamento sessuale per seguirlo, lo riempie di dolore.

 

«Vivo a El Salvador da 7 anni. In questo periodo ho cercato di assimilare e comprendere una quotidianità che ancora mi sembra estrema, selvaggia, e una società che ha imparato a vivere in una normalità piena di violenza e crudeltà, estranee a me prima dell’arrivo a El Salvador. I principali artefici di questa violenza sono i membri di bande, e la maggior parte delle storie che vengono raccontate al mondo su El Salvador riguardano la guerra tra queste strutture criminali, e il modo in cui questa definisce la società salvadoregna. È uno degli argomenti più conosciuti, studiati e spiegati di questa regione. Per questo motivo, e poiché ritenevo di non poter aggiungere niente di nuovo, non avevo mai pensato di realizzare un documentario su questo tema. Tuttavia, quando mio marito – un giornalista salvadoregno specializzato in questioni legate alle gangs – mi ha raccontato, stupito, di quegli strani prigionieri che abitavano una piccola cella di isolamento all’interno di una prigione per bande, ho capito di avere una storia che non era mai stata raccontata e attraverso la quale avrei potuto portare un punto di vista nuovo e unico. Sebbene le due principali bande salvadoregne, Mara Salvatrucha 13 e 18th Street, stiano combattendo una guerra mortale tra loro, condividono norme e valori che regolano la loro vita interna. Una di queste norme è che le bande considerano l’omosessualità un’aberrazione vergognosa e quindi la puniscono con la morte, con la morte per tortura. Tutti i detenuti di quella cella di isolamento sono membri di gang e sono stati isolati per aver espresso apertamente la loro omosessualità. Il fatto stesso che esistessero mi sembrava incredibile. Mi sono chiesta perché qualcuno dovrebbe entrare in un’organizzazione criminale che odia la propria identità in questo modo; mi chiedevo se dentro quella minuscola cella si sentissero finalmente liberi; mi sono interrogata sulla loro idea di mascolinità dentro una cultura machista. Ma tutte queste domande sono state messe in ombra quando, durante le riprese, uno di loro ci ha detto: “Uccidere un uomo non è così difficile, ma amarne uno è qualcosa di innaturale”. In che tipo di società è concepibile questa idea? Quell’uomo ci stava dando una profonda spiegazione del suo mondo e ho deciso che attraverso questo film avrei cercato di dare un senso a quella frase. Il risultato è un documentario che ritrae fino a che punto una società può abbattere e stravolgere i concetti di giusto e sbagliato, amore e odio, accettabile e ripudiabile, perdonabile e imperdonabile.» – Marlén Viñayo

 

 

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