FUNERALOPOLIS

Un film di Alessandro Redaelli
Italia, 2018, 94′

Sceneggiatura: Daniele Fagone, Ruggero Melis, Alessandro Redaelli
Fotografia: Alessandro Redaelli
Montaggio: Daniele Fagone, Ruggero Melis, Alessandro Redaelli
Musica: Ruggero Melis
Produzione: Alessandro Redaelli, K48
Distribuzione: Alessandro Redaelli, Filmnoize

Premi e Festival: Biografilm F, Dok Leipzig, Documentaria Noto

V.O. italiano

 

Tra Bresso, Sesto San Giovanni e Milano, ci immergiamo nelle vite di Vash e Felce, che insieme fanno musica, si fanno di eroina e condividono tutto. La loro realtà è a volte brutale, spesso comica, tragica e romantica. La loro eterna ribellione non ha una causa né uno scopo né una fine. Vash e Felce sono cresciuti a Bresso, tra il campetto da calcio, i murales, le risse e i litigi, le case popolari e gli appartamenti occupati. Si sono incontrati grazie al rap, ai graffiti e alla comune passione per l’esoterismo e le droghe e sono diventati amici nonostante due percorsi di vita molto diversi.

 

«Funeralopolis è stato realizzato con l’intento di raccontare da vicino le storie e gli ambienti in cui vivono i protagonisti. Questa vicinanza si riflette nell’uso della macchina da presa, così dentro all’azione che si fa compagna di viaggio dei due protagonisti. Vash e Felce la usano come confessionale e platea, rivolgendosi alla camera come se avessero davanti un pubblico, una folla di fan in delirio, pronta ad applaudire ogni loro gesto. La scelta di raccontare il mondo in bianco e nero è dettata dalla necessità di non estetizzare le immagini mostrate e il loro contenuto, uniformando tutti i momenti narrati.» – Alessandro Redaelli

 

«Funeralopolis mette in scena, senza tanti abbellimenti, un universo di esseri improbabili; sono gli esclusi, che si vorrebbero inesistenti, ma che invece ci si presentano davanti gettando scompiglio nel quadro ordinato delle nostre buone coscienze.» – Matteo Marelli, FilmTV

«Il cinema italiano rifugge lo scandalo come la peste. La maggior parte dei nostri registi, dimentichi di film che hanno fatto storia come Ultimo tango a Parigi, Salò o le 120 giornate di Sodoma, si sono ormai assuefatti a una mediocrità dell’immagine, a una piccolo-borghesia dello sguardo. Già per questo motivo un film come Funeralopolis merita un primo encomio, per aver voluto riportare alla luce dei personaggi sgradevoli.» – Alessandro Aniballi, quinlan.it

 

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