DOVE BISOGNA STARE

Un film di Daniele Gaglianone
Italia, 2018, 98′

Con Georgia Borderi, Jessica Cosenza, Lorena Fornasir, Elena Pozzallo
Sceneggiatura: Daniele Gaglianone, Stefano Collizzolli
Fotografia: Matteo Calore
Montaggio: Enrico Giovannone
Musica: Evandro Fornasier, Massimo Miride, Walter Magri, Giorgio Ferrero, Rodolfo Mongitore
Produzione: ZaLab
Distribuzione: ZaLab

Premi e Festival: Torino FF

V.O. italiano

 

Georgia, ventiseienne, faceva la segretaria. Un giorno stava andando a comprarsi le scarpe; ha trovato di fronte alla stazione della sua città, Como, un accampamento improvvisato con un centinaio di migranti: era la frontiera svizzera che si era chiusa. Ha pensato di fermarsi a dare una mano. Poi ha pensato di spendere una settimana delle sue ferie per dare una mano un po’ più sostanziosa. Lorena, una psicoterapeuta in pensione a Pordenone; Elena, che lavora a Bussoleno e vive ad Oulx, fra i monti dell’alta Valsusa, e Jessica, studentessa a Cosenza, sono persone molto diverse; sono di età differenti, e vengono da mondi differenti. Tutte però si sono trovate di fronte, concretamente, una situazione di marginalità, di esclusione, di caos, e non si sono voltate dall’altra parte.

 

«Questo documentario racconta di una possibile risposta a questi tempi cupi. Non racconta l’immigrazione dal punto di vista di chi sceglie di partire o è costretto a farlo: è innanzitutto un film su di noi, sulla nostra capacità di confrontarci con il mondo e di condividerne il destino.» – Daniele Gaglianone

 

«In dodici capitoli intitolati alle parole di chi è parte in causa, il film si pone delle domande difficili, che evidenziano discriminazione e mettono in crisi, invece di imporre soluzioni semplici a fenomeni globali complessi.» – Raffaella Giancristofaro, MYmovies.it

«Gaglianone film un’Italia che resiste, nonostante le avanzate delle destre e la politica penta-leghista sull’immigrazione. Un’Italia che accoglie, per dovere, per umanesimo e soprattutto per giustizia. Uno sguardo plurale tutto al femminile per un documentario doloroso e vivo, pulsante.» – Raffaele Meale, quinlan.it

 

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