ALMOST NOTHING – CERN: LA SCOPERTA DEL FUTURO

Un film di Anna De Manincor – ZimmerFrei
Italia/Francia/Belgio, 2018, 77′

Con Giulio Aielli, Luis Alvarez Gaume, Olga Beltramello, Sergio Bertolucci, Mar Capeans Garrido, Paola Catapano, Suseshna Datta-Cockerill, Michele De Gennaro, Silvano De Gennaro, Jean-Pierre Delahaye
Sceneggiatura: Anna Rispoli, Anna De Manincor
Fotografia: Roberto Beani
Montaggio: Anna De Manincor, Davide Pepe
Musiche: Massimo Carozzi
Produzione: Bo Film
Distribuzione: I Wonder Pictures

Premi e Festival: CPH:DOX, Visions du réel, Biografilm

V.O. inglese, francese, italiano, sottotitoli in italiano

 

Nel palazzo della conoscenza non ci sono molte risposte. Tante sono invece le domande e le ammissioni di ignoranza. Se non fosse così, se non ci fosse un così vasto bisogno di ricercare, scoprire e capire ciò che ancora non conosciamo, non avrebbe senso alcuno l’esistenza del CERN, l’organizzazione europea per la ricerca nucleare, il più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle. Il CERN è come una città con una sua sinfonia, fatta di corridoi deserti e spazi di condivisione, di una dimensione diurna, brulicante, e di una dimensione notturna, più silenziosa, di un sindaco, persino di un trio musicale, e di una cattedrale nella cattedrale, l’immenso acceleratore LHC, scrigno dei misteri del cosmo.

 

«Siamo arrivati a questo film dopo un percorso, come collettivo ZimmerFrei, di altri sei film, un progetto sulle “città temporanee”, ossia ritratti di luoghi molto diversi fra loro in cui è in atto una trasformazione, a Marsiglia, Copenhagen, Budapest… Anche questo film è uno sguardo su un modo di vivere uno spazio. La sfida è stata rappresentare questo luogo in modo diverso, e abbiamo scelto di raccontarlo attraverso la comunità di persone che ci lavorano, un ritratto collettivo di gente che condivide lo stesso scopo.» – Anna De Manincor

 

«Un corpo cinematografico ancora vivo, un viaggio incompiuto che si contrae e si accelera come le particelle, come se fosse una porta sempre aperta che permette di affacciarsi ma senza sapere se riusciremo ad arrivare alla stanza successiva. Seguendo il percorso umano degli scienziati, che vivono in una sorta di dimensione sospesa, in costante attesa di una scoperta che forse nemmeno riusciranno a vedere materializzata, la regista prende anche la musicalità delle macchine e degli spazi del centro, come parte di un grande tessuto entropico che segue il flusso dell’umanità.» – Paula Frederick, Sentieri Selvaggi

 

 

Vai al ☛ sito ufficiale
Leggi il ☛ pressbook
Guarda la ☛ videointervista

Date: