AILLEURS PARTOUT

titolo internazionale: Elsewhere, everywhere

Categoria PerSo Award

Un film di Isabelle Ingold e Vivianne Perelmuter
Belgio, 2020, 61′

Con Shahin Parsa, Shirin Parsa, Mahboobeh Rastin, Shamim Parsa, Vivianna Perelmuter
Fotografia: live webcams
Montaggio: Isabelle Ingold & Vivianne Perelmuter
Suono: Isabelle Ingold & Vivianne Perelmuter

V.O. francese, inglese, sottotitoli in italiano

 

Lo schermo di un computer, immagini da tutto il mondo. Basta un clic per attraversare i confini, mentre il racconto di un altro viaggio si snoda a pezzi, attraverso sms, chat, conversazioni telefoniche e un’intervista all’ufficio immigrazione britannico. È il viaggio di Shahin, un ragazzo iraniano di 20 anni che fugge dalla sua terra natale, arrivando prima in Grecia e poi in Inghilterra, dove chiede asilo. Più che un viaggio reale, è un cammino attraverso gli stati interiori di un giovane uomo, mentre si trasforma e scopre un nuovo senso di distanza ed esilio, che si fonde con l’esperienza più condivisa di un mondo connesso.

 

«Nel 2016, in Grecia, incontrammo un giovane rifugiato iraniano chiamato Shahin. Stava per compiere 20 anni, e festeggiamo il suo compleanno insieme. Siamo tornate più volte a fargli visita, e in seguito ci siamo tenuti in contatto con messaggi, chat e occasionalmente tramite chiamate. Quando lo abbiamo visto di nuovo, un anno e mezzo dopo in Inghilterra, fu un vero shock: Shanin era diventato una persona completamente diversa. Non era più il ragazzo solare che avevamo incontrato ad Atene dove, nonostante le precarie condizioni di vita nel campo e le difficoltà che aveva attraversato, era gioso, diceva di essere “fiducioso del futuro” ed era curioso di tutto: nuovi orizzonti, nuovi stili di vita, nuove persone. Ma quando ci siamo incontrati di nuovo in Inghilterra era diventato scoraggiato, persino sottomesso, e allo stesso tempo, teso, arrabbiato. Diffidava di tutto e di tutti. Quindi si chiuse nella sua stanza, escludendosi dal mondo, ma osservandolo tutte le notti online.» – Vivianne Perelmuter

«Volevamo raccontare una storia diversa, una “contro-narrazione”. Volevamo sviscerare la quotidianità e i suoi ritmi. Per i migranti, questa routine è spesso mascherata dagli elementi spettacolari, anche se drammaticamente reali, del loro attraversamento. Non si tratta di addolcire le cose, ma di mostrare la complessità della situazione attraverso il punto di vista di Shanin e delle figure che entrano nella sua vita. Insomma, l’esperienza di un giovane che fugge e spera, cresce e cambia.» – Isabelle Ingold

 

 

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