A, B, C… MANHATTAN

Un film di Amir Naderi
Stati Uniti, 1997, 90′

Con Lucy Knight, Erin Norris, Sara Paul, Rebecca Nel, Nikolai Voloshuk, Maisy Hughes
Sceneggiatura: Ben Edlund, Jessica Gohlke, Maryam Dalan, Tracy McMillan, Amir Naderi
Fotografia: William Rexer II
Montaggio: Amir Naderi, Tony Pellegrino
Musica: Doc Hammer (as Eric Hammer)
Produzione: Amir Naderi, Emerson Bruns, Eric Sandys
Distribuzione: Zomia

Premi e Festival: Festival di Cannes (Un certain regard), Festival internazionale del cinema di Taormina

V.O. italiano

 

Una giornata nel Lower East Side di Manhattan. Tre donne, Colleen, Kate e Kacey. Colleen è single e madre di un bambino, fa la fotografa e passa il suo tempo in un bar della Avenue B. Sogna una vita migliore per il figlio. Katie è musicista ed è venuta a New York per liberarsi di un segreto che si porta dentro da una vita. Tutto quello che desidera è suonare la sua musica. Kacey lavora in un ristorante, ha appena perduto il suo uomo, la sua migliore amica e il suo cane: più di ogni altra cosa vuole ritrovare il suo cane. Attraverso i ritratti delle tre donne emerge un quadro: quello di Alphabet City a New York.

 

«Colleen per me rappresenta in un certo modo “ieri”. Lei conosce tutto del Lower East Side, ci è arrivata da molto tempo, ha avuto una figlia, ha fatto esperienze di ogni tipo, ha perso così tante cose, fino a quando è arrivata alla decisione di “oggi”, molto dura e sofferta, di affidare la figlia ad altri. Colleen è assimilabile per me a qualcuno che viene da “ieri”, nel senso che conosce praticamente tutto di questo posto. La giovane ragazza, Kacey, che cerca di ritrovare il suo cane e di riconquistare la sua ragazza, rappresenta per me l’“oggi”. È molto alla moda, molto dura, è un maschiaccio, è determinata, mentre Kate, la terza ragazza, rappresenta per me il “domani”. In un certo senso è come la chiusura di un cerchio. […] Ho cercato di creare dei contrasti, da punti di vista differenti, mostrando che cosa significa, in questo posto, essere delle giovani donne che si assumono i propri rischi.» – Amir Naderi

 

«A, B, C… Manhattan, di quello che era forse il più grande cineasta iraniano, porta a New York (dopo Manhattan by Numbers) il vento del suo cinema, scompigliando l’immagine intellettual-carina della metropoli dei film cino-austeriani. Il suburbio rinascere nel cuore della città downtown. E il suono, come il vento, va e viene, si alza e si abbassa in una partitura di intensità che non si misura in decibel.» – enrico ghezzi, Il Manifesto

 

 

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