’77 NO COMMERCIAL USE

Un film di Luis Fulvio
Italia, 2017, 126′

Con Lucrezia Ercolani, Damiano Roberti
Sceneggiatura: Luis Fulvio
Fotografia: Luca Toni, Andrea Gadaleta Caldarola
Montaggio: Luis Fulvio
Musica: Aaron Cupples, Miguel Miranda, Jose Miguel Tobar
Produzione: Abelmary, Trop Tot Trop Tard
Distribuzione: Luis Fulvio

Premi e Festival: Torino FF, IFF Rotterdam, Uruguay IFF

V.O. italiano

 

’77 No Commercial Use è un film fatto quasi interamente di materiale di repertorio che lavora – proprio in ossequio alla scuola ghezziana – sulla giustapposizione e contrapposizione di concetti e immagini, di suoni, rumori e proteste, attingendo da ogni tipo di materiale, per lo più mai visto, o almeno mai visto in questa ottica. Comincia con un estratto di La Soufrière di Werner Herzog in cui il cineasta tedesco parla di come in quel periodo storico la terra stesse tremando in maniera incontrollata in quasi ogni parte del mondo. E il passaggio dalla tettonica impazzita alla rivolta sociale è breve: quell’anno fu un anno di rivolgimento senza precedenti, di contestazione verso tutto (non solo, come già prima, verso il PCI e il sindacato, ma anche verso il ’68 stesso), di ribaltamento carnevalesco di ogni regola fino ad allora condivisa. Un anno che poi portò – per via del rapimento di Aldo Moro del ’78 – a una repressione senza precedenti, i cui effetti anestetizzanti viviamo ancora oggi.

 

«È il ’77, finalmente il cielo (rosso) è caduto sulla terra. (A) Soffiare sul fuoco, attraverso la zizzania, la gioia (armata), rivolta (di classe) e cospirazione, senza tregua, è uno strano movimento di strani studenti, congiura dei pazzi senza famiglia, senza galere. La prateria è in fiamme, la rivoluzione è finita abbiamo vinto.» – Luis Fulvio

 

«Svela il lato ferocemente politico del nostro privato.» – The New York Times

«Su una griglia semplice e lineare – dal primo gennaio al 31 dicembre – ’77 No Commercial Use si muove con continui salti di registro, con messe a confronto e conflitto di immagini e suoni, lungo una riflessione che vuole – e riesce a – restituire la disperata vitalità di quel momento storico, la voglia di cambiare il mondo anche a costo della vita, il coraggio di buttarsi, di sfidare l’ordine costituito, di portare l’attacco al cuore dei dis-valori borghesi.» – Quinlan

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